Sono tanti gli imprenditori che hanno partecipato alla settima edizione della Giornata “Legalità, ci piace” organizzata da Confcommercio Grosseto. L’evento si è svolto nell’Auditorium della Questura di Grosseto.
Ad aprire i lavori è stato il Questore di Grosseto Domenico Ponziani, che ha definito l’appuntamento “un’occasione importante di incontrare la società civile, data la necessità di operare anche sul piano della prevenzione”.
Il Viceprefetto vicario Alessandro Tortorella ha portato il saluti del nuovo Prefetto di Grosseto Fabio Marsilio.
“Dopo esserci rivolti, in questi ultimi anni, alle scuole superiori, facendo della Giornata della Legalità una campagna di sensibilizzazione verso le giovani generazioni – ha spiegato, nella sua introduzione Carla Palmieri, presidente di Confcommercio Grosseto – questa volta siamo tornati al nostro pubblico di riferimento, ovvero le imprese del terziario nostre associate per affrontare ed approfondire, insieme, i temi della sicurezza, tra abusivismo, contraffazione, estorsioni, furti, rapine, ma anche burocrazia, insomma tutti i fenomeni che ostacolano o danneggiano la nostra economia. La premessa è che un contesto sicuro per le imprese si crea con la piena collaborazione tra forze dell’ordine, istituzioni e parti interessate. Un impegno che, nella sostanza, coinvolge l’intero territorio, ed è per questo che ringraziamo tutti coloro che sono qui oggi”.
Il presidente ha quindi illustrato i risultati della macro area “centro Italia” dell’indagine realizzata da Confcommercio Imprese per l’Italia e Format Research sull’acquisto di prodotti e servizi illegali. Tra i dati, si registra un “triste” 32% di persone che hanno ammesso di aver comprato, nel 2019, prodotti contraffatti o servizi da parte di soggetti non autorizzati. Tra le problematiche più sentite, anche in provincia di Grosseto, è emerso il taccheggio, definito da Palmieri un fenomeno preoccupante anche a livello sociale.
Altri numeri “pesanti” sono quelli che ha presentato il presidente provinciale del sindacato Fipe Danilo Ceccarelli.
“L’illegalità, sempre secondo le stime della Confcommercio, costa alle imprese italiane del commercio e dei pubblici esercizi una perdita di oltre 30 miliardi di fatturato all’anno. L’illegalità mette a rischio ben 197 mila posti di lavoro regolari. Di contro, la stima del fatturato delle attività abusive di ristorazione ammonta a 6,6 miliardi di euro – sostiene Ceccarelli – pari al 10% del fatturato complessivo dei servizi di ristorazione. Parliamo della ristorazione effettuata in occasione delle sagre e delle feste di partito, dei falsi circoli privati, che siano culturali o sportivi, dei falsi agriturismi, e cioè dove si effettua la ristorazione, ma in regime di detassazione. Sono fronti sui quali lavoriamo da anni, anche in provincia, dove dei risultati, almeno in alcuni Comuni, sono stati ottenuti”.
Durante la giornata sono stati approfonditi due temi specifici, sempre rivolti al pubblico degli esercenti.
“Un tema ricorrente nella giornata di oggi, in particolare nella nostra inchiesta, riguarda il mondo virtuale – ha chiarito Gabriella Orlando, direttore Confcommercio Grosseto – Oggi si compra praticamente tutto on line, ovvero, sul web si trova di tutto, prodotti legali o illegali, così come esistenti oppure inesistenti. Perché sul web spesso si annidano truffe di ogni genere. C’è poi il problema della pesante burocrazia, che spesso rappresenta un ostacolo, a volte insormontabile, per le imprese”.
A parlare di sicurezza informatica e dei principali fenomeni del “Deep web”, è stato il sostituto commissario Stefano Niccoli, della Polizia Postale. Niccoli, tra gli altri aspetti, si è soffermato sulle principali tipologie di truffe ai danni degli esercenti e come difendersi, tra phishing, hackeraggio dell’home banking, il fenomeno del cosiddetto “man in the middle”, i falsi accrediti, il falso sblocco per bonifici dall’estero, truffe telefoniche ed acquisti con carte clonate.
Di burocrazia si è invece occupato l’assessore del Comune di Grosseto Giacomo Cerboni.
“Molte regole, non organiche e magari contraddittorie, mettono a rischio lo stato di diritto, cioè la certezza delle regole da rispettare – ha commentato Cerboni – Quindi la burocrazia pone una questione di legalità. Ci sono aspetti che dipendono dai livelli amministrativi sovraordinati, come la progressiva degenerazione della qualità della formazione, abbandono dei testi unici, incertezza di tempi, compressione della autonomia comunale. Per quanto possibile, in questi anni abbiamo tentato di apportare alcuni miglioramenti all’Amministrazione, che accenno con la consapevolezza che non siano risolutivi, che tanto ancora possa essere fatto: organizzazione uffici, orario di lavoro con fasce di compresenza obbligatoria, atti unici”.
L’assessore ha poi così concluso: “Servono amministratori locali che si ricordino di esserlo stato quanto diventano legislatori. Occorre il confronto costante con le associazioni di categoria. Il modo migliore per amministrare è non fare scelte incerte o approssimative, contingenti. Si è stati buoni amministratori se non si lasciano ai successori problemi da risolvere, al limite scelte da migliorare”.