“Caro carburanti: il cartello del prezzo medio non risolverà”

Proprio in concomitanza dell’entrata in vigore delle nuove regole sulla comunicazione dei prezzi praticati ai distributori in conseguenza alle disposizioni varate dal Governo all’indomani di tutte quelle polemiche sulle speculazioni di inizio anno falsamente attribuite ai benzinai, da lunedì 24 luglio sono stati rilevati alcuni aumenti di prezzo di carburante alle singole pompe.

“Sia chiaro – afferma Andrea Fabbri, delegato sindacale di Confcommercio Grosseto e referente Figisc per la provincia – che i gestori dei distributori non c’entrano nulla nemmeno questa volta. I mercati internazionali hanno determinato il rincaro dei prezzi alla fonte”.

Figisc-Confcommercio, richiamando anche una recente intervista dell’esperto Salvatore Carollo al quotidiano di settore Staffetta, spiega cosa è successo.

“Dal 17 al 24 luglio – scrive Figisc-Confcommercio – Il greggio Brent è salito da 79,87 a 82,74 dollari/barile che, con un cambio deprezzato da 1,1230 a 1,1096 dollari per un euro, significa da 71,18 a 74,57 euro/barile. Ma a correre significativamente sono state le quotazioni dei raffinati: la benzina è cresciuta da 0,587 a 0,653 euro/litro (da 873,50 a 959,25 dollari/tonnellata) ed il gasolio da 0,580 a 0,638 (da 771,00 a 838,25 dollari/tonnellata: un incremento di 0,066 euro/litro per la benzina (che con IVA diventano 0,081) e di 0,058 per il gasolio (con IVA 0,071). Perché è accaduto ciò? Secondo Salvatore Carollo la domanda ha raggiunto il livello di 102 milioni di barili/giorno, soprattutto per la spinta proveniente dai mercati asiatici. Il 70% di questi aumenti sono attribuiti alla Cina ed il resto diviso fra India e gli atri paesi della regione. La capacità di raffinazione operativa effettivamente utilizzata nello stesso periodo di tempo è stata pari a 82 milioni di barili/giorno, ovvero 20 milioni di barili/giorno. Si tratta di un volume molto al di sotto del livello della domanda. Il che vuol dire che parte della produzione di petrolio greggio prodotta nei campi petroliferi non è stata trasformata in tempo reale in prodotti finiti richiesti dai mercati al consumo ed è finita in parte ad aumentare il livello delle scorte viaggianti (su nave) e a terra’. Il forte aumento di domanda senza che vi fosse una adeguata produzione immediatamente disponibile ha fatto aumentare le quotazioni, che ovviamente hanno avuto ripercussioni sui prezzi al pubblico”.

“Ecco perché – riprende Andrea Fabbri di Confcommercio Grosseto – continuiamo a sostenere che l’obbligo di comunicazione quotidiana dei prezzi praticati e l’esposizione del cosiddetto ‘cartello del prezzo medio’ non servono assolutamente a nulla, se non a complicare ulteriormente la vita dei gestori dei distributori di carburante. Non è questa la misura che può servire a ridurre le vere forme di speculazione che in una filiera molto lunga, come quella dei carburanti, si originano altrove, nei lussuosi palazzi olandesi o newyorkesi e non certo nelle pompe di benzina molto spesso a conduzione familiare. Da martedì prossimo si sarà obbligati a esporre questo benedetto cartello medio a pena di sanzioni molto pesanti. Avremo modo di verificare nel volgere di poco tempo se un cartello sarà in grado di arginare gli interessi delle grandi Compagnie ”.

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